mercoledì 29 maggio 2013
lunedì 22 aprile 2013
sabato 20 aprile 2013
Sculture d'acqua
L’idea alla base del progetto di Toyo Ito è l’idea di ricostruire un
immagine appartenente al mondo sottomarino.
L’acqua diventa quindi l’elemento generatore dell’opera; questo elemento naturale
viene evocato attraverso le superfici trasparenti dell’involucro esterno; cosi, come le correnti modellano il fluttuare
delle alghe, il flusso delle informazioni, nel quale oggi giorno siamo immersi,
modella i sostegni della Mediateca.
Toyo Ito: Mediateca di Sendai
“Essa
(la mediateca) non è altro che un nodo
nella Rete, uno dei suoi innumerevoli punti focali”
cit. Taki
Il progetto di Toyo Ito risponde perfettamente a questa considerazione;
attraverso un cubo trasparente che misura 50 m di lato e con sei piani di altezza variabile per un altezza complessiva di circa 35 m, ha come idea di base il fatto di
creare un edificio aperto al flusso delle informazioni, che lo modellano e lo
identificano allo stesso tempo.
L’edificio non impiega alcuna geometria nota, il sistema costruttivo del moderno (basato su una griglia regolare) viene abbandonato, vengono impiegati dei fasci tubolari cavi, di diametro variabile dai 2 ai 9 metri, che contengono i collegamenti verticali (scale ed ascensori) ed i vari impianti, vengono utilizzati anche come mezzo per convogliare la luce, catturata in copertura, ed illuminare i vari piani. Questi fasci vengono sottoposti a torsioni e deformazioni per oscillazioni , cosi da assorbire meglio le sollecitazioni sismiche.
L’edificio non impiega alcuna geometria nota, il sistema costruttivo del moderno (basato su una griglia regolare) viene abbandonato, vengono impiegati dei fasci tubolari cavi, di diametro variabile dai 2 ai 9 metri, che contengono i collegamenti verticali (scale ed ascensori) ed i vari impianti, vengono utilizzati anche come mezzo per convogliare la luce, catturata in copertura, ed illuminare i vari piani. Questi fasci vengono sottoposti a torsioni e deformazioni per oscillazioni , cosi da assorbire meglio le sollecitazioni sismiche.
I sostegni sono intervallati da
solai sottilissimi, posizionati ad altezze differenti che contengono funzioni diverse, ma tra loro
connesse visivamente dal reticolo degli elementi tubolari. Il piano terra viene
concepito come un luogo di incontro, dove vengono a posizionarsi diverse
funzioni come una caffetteria, dei punti vendita ed un banco per le
informazioni.
mercoledì 10 aprile 2013
Nuova realtà
“Nel mondo attuale, dove gli edifici sono stati ridotti a meri prodotti di consumo secondo gli schemi dell’economia e dell’informazione, quello che noi cerchiamo nell’architettura sono spazi che siano realmente vivi che ci coinvolgano dal punto di vista fisico”
Toyo Ito
Quello che il
Moderno ha prodotto è uno spazio uniforme, indifferente per ogni parte della
città, ambienti artificiali che non presentano alcuna relazione con la natura,
causando l’allontanamento dell’uomo alla materialità delle cose.
Oggi che
viviamo nell’era elettronica, possiamo sfruttare questi nuovi mezzi per
ricreare quel contatto diretto tra l’uomo e la natura. Riscoprire il reale
attraverso il virtuale ci permetterebbe di avere una costante e nuova
conoscenza della del realtà, non fornendoci delle dati come concetti noti, ma come
un processo in atto, che si prefigura in continuazione. Il computer ci fornisce
gli strumenti necessari per eliminate tutti quei preconcetti e limiti derivati
dal vedere il reale attraverso una visione tradizionale, amplifica lo spazio di
azione della realtà.
Quello che il
Moderno ha prodotto è uno spazio uniforme, indifferente per ogni parte della
città, ambienti artificiali che non presentano alcuna relazione con la natura,
causando l’allontanamento dell’uomo alla materialità delle cose.
Oggi che
viviamo nell’era elettronica, possiamo sfruttare questi nuovi mezzi per
ricreare quel contatto diretto tra l’uomo e la natura. Riscoprire il reale
attraverso il virtuale ci permetterebbe di avere una costante e nuova
conoscenza della del realtà, non fornendoci delle dati come concetti noti, ma come
un processo in atto, che si prefigura in continuazione. Il computer ci fornisce
gli strumenti necessari per eliminate tutti quei preconcetti e limiti derivati
dal vedere il reale attraverso una visione tradizionale, amplifica lo spazio di
azione della realtà.
ITO DIGITALE
Nuovi media, nuova realtà
Il
libro ITO DIGITALE - Nuovi media, nuova
realtà ripercorre l’evoluzione dell’architettura dell’architetto giapponese
all’interno della rivoluzione informatica, analizzando alcune opere che la scrittrice
ritiene fondamentali e significative all’interno di questa evoluzione.
Toyo
Ito è sicuramente uno dei primi architetti che sente la necessità di rivedere
la finalità dell’architettura nell’era dell’elettronica, in modo tale che
l’architettura stessa possa essere un mezzo per aiutare l’uomo a comprendere
gli innumerevoli stimoli che derivano dai nuovi media, per migliorare il suo
adattamento all’interno dell’universo elettronico.
L’impatto che hanno avuto i dispositivi
elettronici con l’uomo sarà spunto di partenza per generare una nuova immagine
di architettura. Espressione di questo idea è sicuramente la Mediateca di Sendai,
dove l’edifico stesso diviene nodo di una rete, e le informazioni possano
fluire indisturbate all’interno di esso., Il ricorrere, ad esempio, ad elementi
di sostegno cavi, come delle alghe che fluttuano nell’acqua, sta ad indicare
l’intenso fluire dei media.
Nelle sue opere riscontriamo sempre il doppio binario di ricerca: da una parte l’interesse per gli elementi della natura, dall’altro l’interesse per il mondo informatico.
Nelle sue opere riscontriamo sempre il doppio binario di ricerca: da una parte l’interesse per gli elementi della natura, dall’altro l’interesse per il mondo informatico.
Per
Toyo Ito l’architettura ha il compito di riavvicinare l’uomo al contatto
diretto con la materia, alle emozioni sprigionate nel muoversi nello spazio,
che sono minacciate dall’eccesso di omogeneità del paesaggio urbano,
conseguenza della modernità.
L’architettura, attraverso i mezzi offerti dall’elettronica ha un “nuovo potere” di formare non solo metaforicamente, attraverso il flusso continuo di informazione che ci offre, ma anche realmente, andando a focalizzare le diverse percezioni ora dissolte di visioni labirintiche ed omogenee, puntando ad un contatto ritrovato tra uomo e natura. In particolare è l’affermarsi “dell’analisi della forma” , ossia quel processo che permette di ricavare una struttura ottimale di un edifico direttamente dal disegno di un architetto, in contrapposizione con l’approccio tradizionale che prevedeva l’adattamento di un idea progettuale ad uno schema strutturale predeterminato.
Il concetto di “superficie strutturale” è uno dei risultati ottenibile attraverso questi metodi di elaborazione formale. Questo comporta notevoli innovazioni degli spazi interni e della elaborazione plastica complessiva.
L’era architettonica offre la possibilità di ampliare la nostra visione della realtà, sia sulla natura dei concetti noti, sia di concetti nuovi che la rete scova giorno per giorno.
L’immersione nella rete non porterebbe ad un allontanamento della realtà, ma un nuovo incontro avente maggiore libertà ed inventiva che un universo privo di confini permette.
L’architettura, attraverso i mezzi offerti dall’elettronica ha un “nuovo potere” di formare non solo metaforicamente, attraverso il flusso continuo di informazione che ci offre, ma anche realmente, andando a focalizzare le diverse percezioni ora dissolte di visioni labirintiche ed omogenee, puntando ad un contatto ritrovato tra uomo e natura. In particolare è l’affermarsi “dell’analisi della forma” , ossia quel processo che permette di ricavare una struttura ottimale di un edifico direttamente dal disegno di un architetto, in contrapposizione con l’approccio tradizionale che prevedeva l’adattamento di un idea progettuale ad uno schema strutturale predeterminato.
Il concetto di “superficie strutturale” è uno dei risultati ottenibile attraverso questi metodi di elaborazione formale. Questo comporta notevoli innovazioni degli spazi interni e della elaborazione plastica complessiva.
L’era architettonica offre la possibilità di ampliare la nostra visione della realtà, sia sulla natura dei concetti noti, sia di concetti nuovi che la rete scova giorno per giorno.
L’immersione nella rete non porterebbe ad un allontanamento della realtà, ma un nuovo incontro avente maggiore libertà ed inventiva che un universo privo di confini permette.
ARCHITETTURA E MODERNITA
Dalla Bauhaus alla rivoluzione informatica
Parte settima
LA MOSTRA DEL DECOSTRUTTIVISMO A NEW YORK
Il
1988 è un anno di svolta per l’architettura, con la mostra a New York dal
titolo Deconstructivist Architecture,
che ha come grande ispiratore Philip Johnson e che ha come curatore Mark
Wigley, il dibattito architettonico riceve nuovi impulsi, andando a
rivoluzionare gli orientamenti futuri. La mostra presenta sette importanti
personalità , tra i quali Peter Eisenman, Zaha Hadid, Frank Gehry, gli
architetti austriaci del gruppo Coop Himmelb(l)au, Bernard Tshumi, Daniel
Libeskind e Rem Koolhaas.
Il grande successo della mostra si deve a diversi fattori ( dall’autorità di Johnson e all’intelligenza di Mark Wigley, dal prestigio del MOMA, alla stanchezza del dibattito architettonico) ma sicuramente il successo dell’operazione è senz’altro nell’invenzione del nome “decostruttivismo”. La parola rimanda al pensiero del filosofo francese Jacques Derrida ed alla sua decostruzione filosofica. Il vecchio, il preesistente ed il convenzionale non si annullano, ma vengono continuamente rivisitati, portando alla creazione dell’opera con significati completamenti nuovi.
E’ un movimento artistico che si base su una seria di contenuti forti, legati al mondo industriale, e soprattutto che formalizza una logica progettuale assemblatoria.
Il grande successo della mostra si deve a diversi fattori ( dall’autorità di Johnson e all’intelligenza di Mark Wigley, dal prestigio del MOMA, alla stanchezza del dibattito architettonico) ma sicuramente il successo dell’operazione è senz’altro nell’invenzione del nome “decostruttivismo”. La parola rimanda al pensiero del filosofo francese Jacques Derrida ed alla sua decostruzione filosofica. Il vecchio, il preesistente ed il convenzionale non si annullano, ma vengono continuamente rivisitati, portando alla creazione dell’opera con significati completamenti nuovi.
E’ un movimento artistico che si base su una seria di contenuti forti, legati al mondo industriale, e soprattutto che formalizza una logica progettuale assemblatoria.
UN MONDO APERTO
Alla
fine degli anni 80 il mondo cambia velocemente: il giovane papa Karol Wojtyla
sostiene una serie di movimenti che puntano all’affrancamento dei paesi, a
partire dalla natia Polonia dal blocco comunista. In URSS viene eletto Michail Gorbačëv che
attraverso la perestrojka
(ricostruzione) cerca di inserire nelle strutture economica del sistema
sovietico alcune componenti del mercato libero.
Il 1989 e l’anno spartiacque, che con il crollo del muro di Berlino (9 novembre 1989), segna la fine di quello che Hobsbwam definisce “il secolo breve”.
Il 1989 e l’anno spartiacque, che con il crollo del muro di Berlino (9 novembre 1989), segna la fine di quello che Hobsbwam definisce “il secolo breve”.
LINEE E FRECCE. IL LAVORO DI DANIEL LIBESKIND
Libeskind
e un architetto di nuovo stampo, si avvicina all’architettura dalla musica e
dall’arte.
Negli anni 80 è uno sperimentatore, realizza una serie di congegni: che sono un misto tra macchine leonardiane e strumenti di tortura usciti da scritti di un Kafka o di un de Sade.
Le sue opera partono da disegni astratti che lavorano sulla forze delle linee della capacità di rompere, e di lacerare lo spazio. Sperimentando il concetto di layer, della stratificazione che assume una concencezione drammatica. In questo quadro realizza la nuova ala del Museo Ebraico a Berlino, la nuova costruzione parte dal museo preesistente e quindi si muove zigzagando sul terreno. L’opera non è più una scatola vuota, ma è una architettura che affronta e spiega un dramma, è un architettura che comunica.
Negli anni 80 è uno sperimentatore, realizza una serie di congegni: che sono un misto tra macchine leonardiane e strumenti di tortura usciti da scritti di un Kafka o di un de Sade.
Le sue opera partono da disegni astratti che lavorano sulla forze delle linee della capacità di rompere, e di lacerare lo spazio. Sperimentando il concetto di layer, della stratificazione che assume una concencezione drammatica. In questo quadro realizza la nuova ala del Museo Ebraico a Berlino, la nuova costruzione parte dal museo preesistente e quindi si muove zigzagando sul terreno. L’opera non è più una scatola vuota, ma è una architettura che affronta e spiega un dramma, è un architettura che comunica.
IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE E DELL’INFORMAZONE
Lo
scrittore statunitense Alvin Toffler, nel suo libro La terza ondata (1980), afferma che dopo una prima epoca dal
possesso della terra e della produzione di beni, dopo una seconda
caratterizzata dalla produzione industriale, si entra in una “terza ondata”,
fase caratterizzata dal ruolo cruciale dell’’informazione negli ambiti
economici e sociali.
L’architettura
non è immune a questa evoluzione, agli inizi del 900 l’architettura cercava di
avvicinarsi alla macchina, ora il centro d’interesse è creare una forma che
informa. Il motto funzionalista “esisto in quanto funziono” viene sostituito
“esisto in quanto informo".
METAFORA COSTRUITA E NOMINATA. IL MUSEO KIASMA DI HOLL
Nell’opera
si Steven Holl c’é un forte interesse fenomenologico, egli stesso ritiene che
il progetto deve basarsi su esperienze dirette, fisiche e psicologiche, inoltre
si serve dell’uso di processi di metaforizzazione, cioè i suoi progetti
richiamano immagini e simboli. L’esempio emblematico è il museo Kiasmo di
Helsinki, dove Holl parte dalle forze esterne, dalle forze della città per del
modellare i volumi del museo.
POSTDAMER PLAZ E LA RICERCA DELLA MIXITE’
Gli
anni 90 vedono l’interessarsi della società dei dell’importante tema della brown areas, ovvero tutte quelle aree un
tempo destinate alla produzione industriale ed oggi abbandonate interno al tessuto cittadino. Consci anche del fatto che lo spazio a nostra disposizione
non è infinito, si viene anche ad affermare il tema della “ricostruzione del
verde”.
Un esempio emblematico di questo processo e quello di Postamer Plaz a Berlino. Il Renzo Piano Building workshop vince nel 1992 il concorso che ha il compito di riprogettare e riqualificare l’area. Nel progetto di Renzo Piano c’è il totale ribaltamento del concetto di zooning; se alla base della civiltà industrializzata c’è una linearità, una zonizzazione dei processi della vita dell’uomo, nella civiltà dell’informatizzazione si ha totalmente l’opposto, le varie attività dell’uomo sono comunicanti, come una rete. Con la diffusione del concetto di mixitè non vi sono più zone definiti ma un continuo intreccio di usi.
Un esempio emblematico di questo processo e quello di Postamer Plaz a Berlino. Il Renzo Piano Building workshop vince nel 1992 il concorso che ha il compito di riprogettare e riqualificare l’area. Nel progetto di Renzo Piano c’è il totale ribaltamento del concetto di zooning; se alla base della civiltà industrializzata c’è una linearità, una zonizzazione dei processi della vita dell’uomo, nella civiltà dell’informatizzazione si ha totalmente l’opposto, le varie attività dell’uomo sono comunicanti, come una rete. Con la diffusione del concetto di mixitè non vi sono più zone definiti ma un continuo intreccio di usi.
PARIGI E BARCELLONA. IL LAVORO DI MIRALES E PINSÓ
In
questi anni la comunicazione assume un ruolo importante, le città entrano in
competizione, non si tratta di affermare il loro peso politico, ma anche quello
di attirare più visitatori e residenti. In testa troviamo le maggiori citta del
mondo, tra Parigi e Barcellona.
A Parigi, tra gli anni 80 e 90 vengono realizzati i cosi detti Grands Projects: (Arco della Defense, la piramide di Pei al Louvre, etc.), questi progetti hanno un gran valore culturale generale e civile, più che valore architettonico innovativo. A Barcellona, sfruttando le Olimpiadi del 92, si da luogo ad una importante trasformazione urbana, nella quale trovano spazio giovani architetti come Pinós e Miralles che usano l’architettura come metafora del paesaggio. Significativo è il municipio di Hostalets da Baleyà.
A Parigi, tra gli anni 80 e 90 vengono realizzati i cosi detti Grands Projects: (Arco della Defense, la piramide di Pei al Louvre, etc.), questi progetti hanno un gran valore culturale generale e civile, più che valore architettonico innovativo. A Barcellona, sfruttando le Olimpiadi del 92, si da luogo ad una importante trasformazione urbana, nella quale trovano spazio giovani architetti come Pinós e Miralles che usano l’architettura come metafora del paesaggio. Significativo è il municipio di Hostalets da Baleyà.
BIOSPHERE 2 E IL TEMA ECOLOGICO
Agli
inizi degli anni 90 iniziano l’architettura è tenuta a rispondere interrogativi
che riguardano la natura e la sua salvaguardia , ponendo l’attenzione su metodi
progettuali che dialoghino con l’ambiente; esponente di questo filone e Glenn
Marcutt che riassume le sue idee in Casa Simpson Lee. Biosphere 2 rappresenta
l’esempio più bello di questa nuova sensibilità architettonica, realizzata da
John Allen, formata da un insieme di micro-sistemi che servono a studiare i
fenomeni sistemici a cui il nostro pianeta è costantemente sottoposto.
L’esperimento consente di brevettare sistemi che portino al 100% di riciclo
dell’acqua, dei resti umani e animali, all’autogenerazione del cibo e a minime
dispersione d’aria all’interno di un ambiente chiuso.
NUOVE SCOPERTE
-Santiago Calatrava
In
questi anni emerge il talento di Santiago Calatrava, ingegnerie architetto e
scultore, che dedicata ampio spazio alla ricerca di nuove soluzioni e sviluppi
grazie alla scienza, impiegando materiali tradizionali ma assemblati alla luce
di una nuova plasticità ed espressività.
IL MOVIMENTO
La caratteristica di Calatrava sta nel progettare con un tensione plastica ed estetica rivolta verso le membrature. Alla base della sua opera si trova la scultura , che attraverso l’ingegneria diventa architettura. Le fonti di ispirazione delle suo opera è l’amore per le strutture vegetali ed anatomiche, e per la loro capacità di muoversi. Si sviluppa cosi il nuovo tema: quello del movimento delle strutture, sia che le sue costruzioni si muovo realmente, sia che la loro staticità evochi possibilità di movimento.-Rem Koolhaas
Rem
Koolhaas è un architetto che si avvicina all’architettura attraverso diverse
discipline come cinema, arte e giornalismo. La sua architettura si basa sulla
frammentazione ed il simbolismo, con un accettazione di un principio sommatorio
ed additivo, e quindi a-compositivo. I suoi disegni esemplificano questo
approccio: dapprima vengono mostrate le singolo unità, che nei disegni
successivi, vengono plasmate e sommate a delle altre, in un vero processo
additivo. L’opera più significativa è sicuramente è la casa Floriac (1998),
abitata da un disabile; qui l’architetto realizza un ampia porzione del solaio
mobile, grazie ad un pistone idraulico.
NUOVE TRASPARENZA E SUPERFICI PROFONDE
Nei
primi anni 90 emergono due opere che determinano nuovi parametri del
progettare. In particolare l’attenzione si sposta su tema della superficie e
della bidimensionalità che acquista profondità e ambiguità prima del tutto
inaspettate.
Le due opere sono la Fondazione Cartier a Parigi di Jean Nouvelle e la Cabina di manovre ferroviarie di Herzog De Meuron. Nouvelle fa un ampio uso delle superfici vetrate, la trasparenza che rappresenta quanto di più vicino possa esserci ad un’affermazione spaziale pura. Herzog De Meuron si sofferma sul tema della pelle dell’edificio che si presenta come l’opposto della trasparenza di Jean Nouvelle . Si presenta infatti come un volume scatolare che però lascia intravedere il tema della pelle.
Le due opere sono la Fondazione Cartier a Parigi di Jean Nouvelle e la Cabina di manovre ferroviarie di Herzog De Meuron. Nouvelle fa un ampio uso delle superfici vetrate, la trasparenza che rappresenta quanto di più vicino possa esserci ad un’affermazione spaziale pura. Herzog De Meuron si sofferma sul tema della pelle dell’edificio che si presenta come l’opposto della trasparenza di Jean Nouvelle . Si presenta infatti come un volume scatolare che però lascia intravedere il tema della pelle.
SPAZI NUOVI
In
questa fase dell’architettura i progetti non nascono più dal nulla, ma sono
attraversati già ciò che esiste. Un opera che chiarisce questo nuovo concetto è
il Centro di Fresnoy di Bernard Tschumi, che riunisce una scuola, centro di
produzione, cinema, auditorium e studio di fotografia. Tschumi non abbatte i
volumi preesistenti, ma ponendo una nuova copertura sui volumi esistenti
creando dei spazi fruibili al di sotto di esso.
PROCESSI DI PROGETTAZIONE IN PETER EISENMAN
BLURRING
Peter
Eisenman fornisce una risposta innovativa al tema del movimento, legata alla
teoria di Einstein, legandola alla velocità. Egli propone di introdurre il
movimento in architettura, attraverso il blurring (o sfocamento): il
movimento diventa ispirazione concettuale e allo stesso tempo tecnica con il
cui progettare. Questa tecnica viene impiegata per la prima volta nella casa
Guardiola a Cadice (1988), dove Eisenman progetta la casa partendo dal
movimento ondulatorio di una L, questa nuova tecnica oltre a creare nuovi spazi
e percorsi, fa nascere soprattutto una nuova estetica.
CAVI AUDACI PER INSEGNARE
Nel
progetto per il College of Architecture and Planning di Cincinnati, Eisenman si
trova ad affrontare il problema di relazionare la nuova costruzione con edifici
esistenti. Dunque alla struttura esistente che si articola zigzag sul terreno,
viene affiancata una nuova struttura ad andamento ondulatorio, più fluente. Il
rapporto tra queste due geometrie si basa su incastri, sottrazioni ed intersezioni,
creando nuovi spazi vibranti.
REBSTOCK PARK. PLASMARE LA CITTA’
Il
piano urbanistico proposto per il quartiere di Rebstock è caratterizzato da
particolari meccanismi quali il folding
(piegature), lo scaling (riduzione,
scalatura) e il graft (innesto). La
sua idea parte dalla considerazione che gli edifici ed il terreno risultano
scollati, non presentando alcuna relazione, per questo egli modella il terreno
come se fosse una lastra su cui poggiare i volumi, sistemi vedi e lastricati
risultano variegati ed interconnessi. Il tessuto e composto da tre tracciati :
no a maglia larga, una trama fitta e una mistilinea che segue i confini
dell’area di progetto .
SPAZIO SISTEMA N FRANK GEHRY
DANZE DELL’ARCHITETTURA
Analizzando
le opere di Gehry possiamo trovare due importanti elementi ricorrenti: il primo
che gli spazi sono concepiti come scene teatrali , il secondo è che i volumi si
trasforma in personaggi che sembrano muoversi nello spazio. I suoi edifici risultano
essere delle scene animate. Ne è un esempio la F. Goldwyn Library (1986), il
progetto diviso in tre navate, dove lo spazio e la luce sono i principali
attori, con un vivace gioco di volumi e di compenetrazioni che danno la
sensazione di uno spazio simmetrico ma pervaso da una forte tensione dinamica,
come una danza in fase di riflessione.
TRAIETTORIE NELLO SPAZIO
Gehry,
analizzando le opere di Boccioni, osserva che nelle sue opere non c’è traccia
di linee rette, dovuto al movimento che il maestro da alle sue opere. Queste
riflessioni portano a creare un collegamento forte tra scultura e architettura,
questo concetto è espresso per la prima volta nel Museo di Vitra, edifico a pianta rettangolare in cui tutti gli
elementi si incastrano l’uno sull’altro collidendo sulla scatola di base.
AUDITORIUM DISNEY
L’Auditorium
della Walt Disney di Los Angeles è un opera molto complessa. La grande sale
contiene 2400 posti, mentre i vari spazi accessori vengono posizionati intorno
alla sala, i quali vengono manipolati con un alto grado di flessibilità ed
interdipendenza, attribuendo al progetto una grande forza scultorea e plastica.
UN OPERA CHIAVE
Un
opera chiave della fine del 900 è il Guggenheim di Bilbao. L’opera di Gehry si
va ad inserire in un quartiere fortemente degradato, in un lotto posto in
prossimità del fiume. L’idea alla base del progetto sta nella concatenazione e
nell’intreccio dei vari volumi, attribuendo una grande impatto plastico al
museo. Viene creata una grande piazza sulle quali gravitano una biglietteria,
un ristorante, un auditorium e dei negozi. L’opera è un esempio come
l’architettura moderna può inserirsi in un contesto degradato e riqualificarlo.
SPAZIO SISTEMA VERSUS SPAZIO ORGANICO
Negli
ultimi anni si sta passando da una concezione di spazio organico, cioè uno
spazio che si conforma rispetto alla funzione che si conferma rispetto alla
funzione che deve assolvere, ad una concezione di spazio organico, ovvero uno
spazio, non più basato sul funzionamento, ma sul rapporto con il contesto,
sull’espressività e sulla spazialità. L’architettura non segue più un processo
legato alla macchina e alla catena di montaggio, ma si avvicina a quello di una
rete elettronica in cui nodi sono
connessi sistematicamente.
PARTE OTTAVA
ESPRESSIONI DIGITALI
11
settembre 2001 è la data che ha cambiato il mondo. Dopo il 2001 gli strumenti
elettrici e digitali hanno assunto un importanza, ed un impiego sempre più
vasto, dato dalla consapevolezza che hanno acquistato in questi anni. Hanno totalmente
stravolto completamente il mondo, anche quello dell’architettura.
STRUMENTI, CRISI, SFIDE
Con
la parola “strumento” indichiamo, non solo alcuni aspetti della progettazione e
della realizzazione, ma anche la condizione scientifica, lo strumento
intellettuale; strumenti che non hanno quindi il solo scopo di raggiungere un
fine specifico, ma che danno anche l’occasione di un interrogazione profonda.
L’informatica nel campo architettonico ha portato una svolta epocale, tanto da
portare in essa una vera e propria rivoluzione. Informatica che si propone come
strumento stesso per risolvere la crisi che l’architettura contemporanea deve
affrontare
PAESAGGI INFORMATICI
Negli
anni 2000 il “tema del paesaggio”, tema che ha caratterizzato la ricerca architettonica
degli anni 90, si è evoluto rapidamente ed il progetto per la realizzazione
della stazione dei traghetti della città di Yokohma in Giappone (2002) è un
esempio significativo,. L’interesse per il progetto non è tanto per l’idea
architettonica, ma quanto nella mesa a punto di appropriati strumenti
informatici di controllo sia per la progettazione sia per l cantiere. Il
paesaggio che vogliono costruire questi nuovi architetti, cresciuti nell’era
del computer, si basa su interconnessioni dinamiche, interrelazioni,
mutazioni, geometrie topologiche e
parametriche che sono tipiche del mondo elettronico. La parola chiave è
“complessità”.
LA DIGITALIZZAZIONE. ALL IS BIT
Barcellona
continua ad essere il centro della sperimentazione architettonica contemporanea,
qui possiamo trovare due opere che risentono della rivoluzioni digitale. La
prima opera è il rifacimento del Mercato rionale di Santa Caterina, firmato da
Miralles e Tagliabue, opera caratterizzata dalla grande copertura che unifica
l’impianto rettangolare del mercato sottostante. Il tappeto-copertura è visto
dalle finestre di tutti gli edifici che circondano la piazza , ed è proprio da
questa visuale che si deve leggere il progetto in chiave digitale, ovvero una
tassellizzazione della superficie, composta da più di 300'000 esagoni colorati.
La copertura “trasmette” luce a tutto il quartiere, come se fosse un vero schermo. La seconda opera è la Torre
Agbar di Jean Nouvelle (2004), che è divenuta un landmark di Barcellona, ma interessante è come l’involucro di
questo grande fuso sia “pixellato”, in modo da evocare un immaginario schermo.
L’involucro esterno potrà in futuro avere un ruolo ambientale attivo,
attraverso l’aggiunta di una serie di accorgimenti nella progettazione. Un
esempio di queste idee sono già state realizzate, come il SK Building a Seoul
(2004), è un opera che vive attraverso i suoi schermi, i led, gli altoparlanti
che riescono ad attribuirgli una forte espressività.
PROCESSI E DIAGRAMMI
DIAGRAMMI ABITATI
All’inizio
degli anni 90 Peter Eisenman affermava che la “piega” è una tecnica progettuale,
che parte dall’atto di piegare in modo da conformare insiemi le parti di un
edificio e le articolazioni del paesaggio. Negli stessi anni Greg Lynn e
Jeffrey Kipsnis iniziano ad affermare che il folding è solo una applicazione, la vera parola chiave è
“diagramma”: cioè l’esplicitazione di una seri di relazioni possibili e
auspicabili del progetto, cioè il digramma ha il compito di prefigurare una
serie di relazioni tra le parti di natura topologica e/o parametrica. Negli
anni 2000 si sviluppa che la forma architettonica non è più solo l’esito di
eventi e diversi componenti che determinano lo sviluppo di un digramma iniziale,
ma l’opera stessa è un catalizzatore di memoria e cioè di quelle azioni-eventi
che hanno portato alla forma finale.
MODELLI INFORMATICI
Nella
rappresentazione tridimensionale di un progetto bisogna considerare due aspetti
fondamentali: il primo che c’è una stretta relazione tra la rappresentazione e
lo sviluppo geometrico matematico della forma; il secondo aspetto è che il
modello tridimensionale contiene potenzialmente tutte le informazioni del
progetto. Il modello tridimensionale, a differenza di quello tradizionale, è un
modello vivo, che interagisce che riesce a fornire delle informazioni
dinamiche. Il modello elettronico diviene quindi uno strumento per studiare,
simulare, verificare e costruire
ARCHITETTURA INFRASTRUTTURA
Informatica
da un notevole sviluppo al tema infrastrutturale. Ne è un esempio il progetto
per la stazione della metropolitana di Iidabashi a Tokyo di Watanabe (2001),
questa ci permette di capire l’impatto della città contemporanea nata dentro il
paradigma digitale e il programma infrastrutturale. Quest’ultimo parte
dall’idea di creare una ramificazione delle strutture, e i vari elementi del
progetto si vanno ad insinuare nei vari spazi disponibili.
FLUIDITA’ E NUOVE CONNESSIONI
SPAZIO TEMPO E INFORMAZIONI
In
questi anni si sta abbandonando l’idea di spazio tradizionale, ovvero il
concetto di spazio basato sulle leggi della fisica newtoniana , ma l’idea che
si sta imponendo e quella di uno spazio che non esiste come dato oggettivo, ma
è soltanto una declinazione del concetto stesso di informazione . Gli
architetti iniziano a pensare non più di
plasmare uno spazio che è, ma di creare essi stessi il tempo e lo spazio.
PROTESI TECNOLOGICHE
Mentre
l’uomo è capace di prodursi “protesi” che gli permettono di superare i suoi
limiti fisici e cognitivi, trova molto più difficile creare protesi che diano
la possibilità di porsi domande sulla natura percettiva. cognitiva ed estetica
che essi possono permettere.
DALL’INTERATTIVITA’ FISICA (ED EMOTIVA)
L’interattività
è il concetto centrale per la ricerca architettonica attuale. E’ l’elemento
catalizzatore perché primo: a tempo stesso essa è estetica, etica, tempo,
sostanza e strumento allo stesso tempo; secondo perché l’interattività pone al
centro il soggetto invece dell’assolutezza dell’oggetto; terzo incorpora in
esso la caratteristica fondamentale dei modelli informatici, cioè quella di
creare modelli interconnessi, mutabile e continuamente riconfigurabili; quarto
essa gioca strutturalmente con il tempo e indica un idea di riconfigurazione
spaziale che cambia i confini consolidati sino ad oggi, sia del tempo che dello
spazio.
TOYO ITO
All’interno
della rivoluzione informatica, Toyo Ito è sicuramente l’architetto che ha
svolto un ruolo fondamentale. Infatti le sue architetture cercano di accoppiare
il suo interesse per i media elettronici , e quindi tutto il mondo
dell’informatica, con l’interesse per gli elementi della natura (vento, acqua,
alberi, luce, etc.). L’acqua per esempio diviene elemento fondamentale in due
sue importanti architetture, quali la Mediateca di Sendai, dove è presente un
eco subacqueo tra i grandi alberi strutturali, e l’Opera House a Taichung, in
questo caso l’acqua non è solo un indicatore visivo, ma è la forza generatrice
del progetto che parte dal movimento di una goccia con la sua capacità di
modellare la materia. Toyo Ito introduce la griglia
emergente, come metodo di sviluppo architettonico, ad esempio nel progetto
del Forum per la Musica e per la Danza, dapprima lavora con un organizzazione
di spazi regolare , e che poi inizia a deformare , deformazione che viene
applicata contemporaneamente sia alla pianta che alla sezione, in questo modo
si riesce ad ottenere uno spazio più fluido, eliminando le varie distinzioni.
NUVOLE DI INFORMAZIONE
Opera
chiave per comprendere le implicazioni dell’informatica in architettura, è
l’opera di Elizabeth Diller & Richard Scofidio, e si tratta della Blur a
Yverdon-les-Bains. La grande palafitta ovale mutua in continuazione, a causa
della variazioni di parametri ambientali, quali il vento, l’umidità, la
temperatura, che rilevate attraverso dei sensori, vengono trasformate
attraverso a dei programmi di trasformazione, in un output che determina il
vario modo con cui viene spruzzata l’acqua nebulizzata dagli augelli. L’idea di
edificio come entità chiusa e statica viene eliminata, l’edificio diviene
elemento di mediazione tra gli input che riceve (in questo caseo le variazione
meteorologiche) e gli output che vuole generare (in questo caso l’intensità
delle nebulizzazione).
ESSERI VIVENTI INFORMATICI E PROGETTAZIONE SISTEMICA
L’architettura
che si basa sull’informatica può diventare
un vero proprio elemento che
riesce ad interagire con l’ambiente. Un prototipo di queste architetture sono i
progetti realizzati di François Roche, le quali sono architetture sistemiche,
attive nell’ambiente, non solo perché producono energia, ma perché possono
funzionare anche come elementi filtro e di purificazione. In questo modo
l’architettura interagisce attivamente con ambente circostante, come se fosse
un vero e proprio organismo vivente.
SCIENZA E SOSTENIBLITA’
La
distanza che attualmente esiste tra il mondo informatico e il mondo reale, è
uno degli aspetti della crisi che chiude il primo decennio egli anni 2000. Il
mondo virtuale con l’area dei processi fisici e biologici del pianeta e l’area
delle conoscenza culturale e stoica non sono fatte per essere autonome, ma
devono tendere alla coesività.
RIVOLUZIONE INDUSTRIALE/RIVOLUZIONE INFORMATICA
Sono
troppo grandi i cambiamenti intorno a noi, che non sono più compressibili
attraverso un modello nato negli anni 20 del Novecento, basato su una tendenza
meccanica, oggettiva e funzionale. Non si lavora più su strutture puntiformi e
discontinue in città che si espando sul territorio a macchia d’olio, ma si è
passato a lavorare su elementi continui e avvolgenti che vanno a occupare gli
interstizi, le pieghe rimaste del già costruito. Le forme impiegate non sono
più forme analitiche e puramente astratte, ma si cerca di impiagare forme che
trasmettono messaggi e significati. L’architettura di oggi non si basa più
sullo stretto rapporto tra forma e funzione, ma sulla per lavorare
sull’importanza della variazione e della individualizzazione, che va oltre
all’estetica moderna.
RE-INIZI
L’architettura
può essere l’elemento che può fornire risposte sulla crisi. Come l’esempio del
professore architetto Samuel Mockbee, che in Alabama, insegna ai suoi studenti
concretamente a costruire opere utili per una comunità che presenta grandi
problemi sociali. Le opere non sono solo un effetto della partecipazione anni
70 o di una generica solidarietà sociale, le opere sono architettura contenenti
una forte poetica.
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